Edoardo Rubino Scultura Busto di Donna Bronzo
Sculture
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Figlio del vercellese Eusebio Rubino e di Lucia Flogna. Tra il 1886 ed il 1889 frequenta i corsi serali di Plastica ornamentale all’Accademia Albertinadi Torino, tenuti dallo scultore Luigi Belli. Ammesso in seguito al Corso Superiore di Scultura dell’Accademia stessa, diviene allievo di Odoardo Tabacchi. Tra il 1888 ed il 1891 vince menzioni e premi nelle discipline del Disegno, della scultura e della Plastica Ornamentale. Nel 1892 espone due sculture all’Esposizione Cinquantenaria della Società Promotrice delle Belle Arti al Valentino. Seguono altre partecipazioni ad esposizioni torinesi: nel 1894 (Sera in terracotta, una testina in bronzo, un Ritratto in gesso), alla Promotrice; nel 1895 (Testina in terracotta) alla Promotrice; nel 1896 (Biondina, bronzo, e due incisioni all’acquaforte: «Il Re Sole» di Gaetano Previati ed il «Monumento sepolcrale a Sebastiano Grandis» di Leonardo Bistolfi). Non facilmente databile è il suo alunnato, testimoniato da Rubino stesso, presso Leonardo Bistolfi. Nel 1898 riceve dall’architetto Carlo Ceppi l’incarico di eseguire il gruppo allegorico della Dora per la Fontana dei Mesi al Valentino in occasione dell’Esposizione Nazionale di Torino. Trasferito lo studio da via Catania a via Montebello 21, espone alla Promotrice il busto Costume di Gressoney (anche noto come La Gressonara), e partecipa alla Biennale di Venezia. Con il nuovo secolo i successi ottenuti alle Esposizioni gli aprono la strada ad una proficua carriera di scultore, disegnatore e medaglista. Nel 1900 illustra il volume del suo intimo amico Guido ReyIl Monte Cervino ed entra nel direttivo del Circolo degli Artisti di Torino; espone una Figurina in bronzo ed argento con orologio alla Società di Incoraggiamento alle Belle Arti. In questi anni entra in rapporti stretti con il Comune di Torino, conosce Auguste Rodin di passaggio nella città (1901) e partecipa l’anno successivo all’Esposizione Universale di Torino, con un gruppo (La Danza) destinato a notevole celebrità e numerose repliche.

Continua intanto la partecipazione alle esposizioni torinesi della Promotrice e sposta lo studio in via Napione 41. Si specializza nel frattempo nell’esecuzione di placchette celebrative. Nel 1903 conosce il mercante e collezionista mantovano Ferruccio Stefani, che gli chiede di esporre nella seconda mostra latinoamericana. Esegue in questi anni notevoli opere per il Cimitero Monumentale di Torino e la splendida Tomba Bidasio per Ivrea. Tra il 1903 ed il 1907 l’attività dello studio di Rubino è molto intensa; eccellono il Monumento a Federico Sclopis per Torino, il bassorilievo Fiamma, del 1905, che segna il suo massimo avvicinamento alla poetica di Leonardo Bistolfi, e la vittoria al concorso per il Monumento ad Alessandro Vittoria a Trento (1907). In quest’anno partecipa con Davide Calandra al concorso per il monumento al generale Bartolomé Mitre a Buenos Aires, vincendolo (lo porterà a termine da solo dopo la morte di Calandra nel settembre 1915). Nel 1909 avvia la collaborazione con l’architetto e disegnatore Giulio Casanova, con la creazione della Confetteria Baratti & Milano di Torino, ed esegue i primi studi per il monumento ad Edmondo De Amicis in piazza Carlo Felice a Torino.scultura_edoardo_rubino_scultura_bronzo

firma_edoardo_rubino_bronzo_statuaNel 1910 realizza ed espone la Vittoria alata per il Vittoriano di Roma e prosegue con Casanova la realizzazione dei decori e delle sculture del Palazzo delle Poste di Torino. Le tombe Remondini e Porcheddu per il cimitero di Torino (1912) rappresentanno un nuovo punto fermo nella sua poetica, delicatissima nell’esplorazione dei sentimenti. Sulla stessa falsariga era il monumento Rosetti per il Cimitero Monumentale di Milano (bombardato nel 1943). Del 1913 è la Deposizione per la tomba Cridis al cimitero di Torino, destinata anch’essa a numerose repliche. Seguirà la decorazione plastica per la nuova palazzina della Società Promotrice (terminata nel 1916). Nominato Consigliere Comunale di Torino nel 1914 per i Liberali, farà parte del Consiglio Direttivo del Museo Civico di Torino, con interruzioni, sino al 1939. Realizzato il gruppo del Credito e Beneficenza per il Palazzo dell’Energia elettrica in via Bertola a Torino, Rubino porta a termine, dal 1915, il Monumento ad Umberto I di Savoia a Roma, lasciato incompiuto da Calandra (inaugurato nel 1926).

Acquistata una casa in via Asti 15-17, vi fa costruire un ampio, comodissimo studio dall’architetto Pietro Fenoglio. Si infittiscono intanto le cariche onorifiche. Tra il 1917 ed il 1924 matura la sua carriera all’Accademia Albertina, da professore aggiunto di scultura presso il corso di Cesare Zocchi sino alla nomina senza concorso (20 marzo 1924) a titolare di cattedra. Terminerà l’insegnamento nel 1936. Ben inserito nell’apparato politico della città, Rubino ottiene in questi anni grandi commesse, dal Monumento al Carabiniere Reale (1925-1933), alFaro della Vittoria sul colle della Maddalena a Torino (1927-28). Si inaugura intanto, nel 1927, il grandioso Monumento a Mitre per Buenos Aires, cui seguirà la Tomba Mitre per la stessa città. Nel 1933 realizza, quasi a contrasto delle grandi opere ufficiali, Il risveglio, un nudo femminile dal notevole pathos intimista (oggi a Genova nelle Raccolte Frugone) replicato in versioni bronzee ridotte. Con la realizzazione del Faro della Vittoria, Rubino rafforza i rapporti con la famiglia Agnelli (che datavano già dal 1907) e in particolare con Giovanni Agnelli; da questa amicizia scaturiranno importanti realizzazioni per la chiesa del Sestrière, per la parrocchiale di Villar Perosa (Cristo Crocifisso) per la chiesa di Santa Aniceta ed a Pra Martino. Rubino fu nominato Senatore del Regno il 9 dicembre 1933. Nel 1938, dopo la morte di Alice Schanzer, poetessa e scrittrice, moglie del senatore Tancredi Galimberti e madre di Duccio, Rubino inizia il complesso sepolcrale dei Galimberti in una cappella del santuario di S.Maria degli Angeli a Cuneo (terminato nel dopoguerra con il sepolcro di Duccio).

L’attività di Rubino culmina nel 1942 con una sala personale alla XXIII Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Negli anni della guerra stringe rapporti con il collezionista genovese Luigi Frugone.

L’attività dello scultore nel dopoguerra risulta piuttosto limitata, anche per l’età: ultimato nel 1949 il gruppo dell’Energia domata per la centrale idroelettrica di Glorenza in Alto Adige, prosegue il rapporto con i Galimberti e con gli Agnelli (busto nel Palazzo delle Esposizioni), lavora alla tomba Casari nel cimitero di Torino, alla statua di Francesco Ruffini per l’Università di Torino, e lascia incompiuti l’altare del Sacro Cuore per il Duomo di Milano (realizzato su suo bozzetto da altri) ed il Monumento alla Linea Gotica a Ripa di Seravezza (realizzato dallo scultore Abele Jacopi).